Vitamina D

L’importanza della vitamina D e la relativa esposizione regolare al sole è fondamentale per la nostra salute. Ricordo che oggi giorno la maggior parte delle persone è carente di vitamina D, spesso in modo grave, e che questa carenza può favorire numerose condizioni patologiche (tumori, accidenti cardiovascolari, ipertensione, osteoporosi, demenza, allergia, ecc.) In questo articolo prenderemo in considerazione la relazione tra vitamina D e dolore cronico.
Mentre alcuni studi non hanno evidenziato una correlazione tra deficit di vitamina D e dolore, altri invece hanno mostrato che concentrazioni di questa vitamina minori di 20ng/ml espongono ad un maggior rischio di dolore cronico. I pazienti con bassi livelli di D3 sono anche i più esposti a dolori muscolo-scheletrici non-specifici ed hanno in generale una qualità di vita minore. Il dolore associato alla carenza di vitamina D può variare, ma in generale si presenta come dolore cronico muscolo-scheletrico aspecifico e dolore generalizzato alle ossa.
La relazione tra livelli di vitamina D e dolore è stata studiata in vari tipi di dolore, inclusi quelli da artrite reumatoide, da lombalgia associata all’obesità e da cefalea. La vitamina D può ridurre il dolore in diversi modi: liberazione di citochine o riduzione della sensibilità delle fibre nervose nei muscoli.
Per esempio nell’artrite reumatoide i pazienti con i valori di vitamina D più bassi avevano più dolore ed erano i più colpiti da edemi e rigidità articolari. Inoltre, presentavano livelli più alti di citochine infiammatorie, in particolare la IL-17 e IL-23.
Sulla base delle conoscenze attuali, i livelli di vitamina D3 ottimali devono posizionarsi tra i 40-50 ng/ml. La principale fonte naturale di vitamina D3 è l’esposizione al sole per  20-25 minuti al giorno, senza l’uso di filtri solari, può essere sufficiente. Le migliori fonti alimentari sono certi pesci, le uova, il fegato, il burro e i latticini

Bibliografia:  C M Thomas, P Campbell, Vitamin D Supplementation for Pain, US Pharmacist. 2015;40(3):43-46.

Per gentile concessione del dott. Pierluigi Billi

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